mercoledì 23 dicembre 2009

Obbiettivo 2010

Prima i bisogni. Primitivi, decisivi, urgenti.
Dormire: otto ore: bastano e avanzano, se l'emozione ne fa saltare una e sono sette, pazienza, se ti rodi dentro e alla fine sono solo sei, non è un dramma.

Mangiare e bere: tè, pane e marmellata, chi si cimenta con un piatto di pasta in bianco e un cucchiaio di olio però buono, chi si nutre a barrette, l'importante è fare il pieno per non fermarsi a fare benzina durante, giusto un rabbocco, quello si, prima di sentire fame e sete, altrimenti è già tardi.

Evacuare: liberarsi, alleggerirsi, svuotarsi, di corpo e di testa, tutto quello che ti porti dietro comincia etereo come un fazzoletto, si trasforma in un cappotto e alla fine lo trascini come una roulotte. Pelle e ossa, più le scarpe, 150 grammi e un centimetro fra te e l'asfalto, calze corte, minime, fantasmine, braghe e maglietta per inventarsi un'intimità e una difesa, e un orologio. Non per sapere che ore sono, ma per dare una misura e un senso alla fatica. Il segreto: meno lo guardi, meglio è.
T'incolonni, ti affianchi, ti specchi: sei come loro, un po più, un po meno, la differenza è dentro di te, nei muscoli, nei nervi, nell'anima.
Quando il colpo di pistola echeggia fra pelli e ossa, chi corre per arrivare ha già vinto.
Al pronti-via il serpente si allunga, come un rivolo d'acqua che sfonda la piccola diga formata da due o tre sassi e scappa verso la valle. Felice. Libero. I primi chilometri sono l'essenza della felicità e della libertà: mangi la strada, godi il panorama, respiri terra e nebbia, fiume e canfora, platani e caffè, sfiori gomiti e suole, inciampi negli applausi dei padroni di casa. Ti porti avanti.

La maratona comincia al chilometro 30. Prima è una passeggiata, una corsa, un'eterna attesa, prima è far girare le gambe un filo meno di quello che il cuore permette, prima è risparmiare, nascondere, attutire e attenuare. Al chilometro 30 non puoi più fingere: polpacci inaciditi, quadricipiti estranei, la testa rimbomba di preoccupazioni, ogni allarme è rosso, dietro di te c'è la fottuta, maledetta, invisibile roulotte, e la stai trascinando.
Al chilometro 30 comincia il conto alla rovescia, calcoli, addizioni sottrai dividi e moltiplichi, vuoi far tornare i conti, ti basterebbe che tornasse uno straccio di energia, è qui che trivelli il cuore ed estrai la forza per mettere un piede avanti all'altro, e così fino al chilometro 40. Perché qui ce l'hai fatta.
Cadesse il mondo, ce l'hai fatta. Crollasse la terra, ce l'hai fatta. Non c'è più nulla che ti possa fermare.
Perché non hai più nulla.
Perché sei il nulla.
Due chilometri,è fatta, uno e mezzo, uno, mezzo, trovi il tempo anche per sprintare.

Tu e la tua fottuta, maledetta, invisibile roulotte.

(Rubato dal Myspace di Ste72 e tratto da 'Sport Week, Gazzetta dello sport, novembre 2004')

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